lunedì 10 febbraio 2014

perchè una merce è una merce.

Esistono sostanze con effetti più o meno stupi-facenti,
ed esistono gli effetti psicotropici che si generano
in distinti individui i quali hanno un certo quantum
quali/quantitativo di attività psichica in diversi istanti spazio/temporali.
gli effetti possono essere infiniti, completamente aleatori
e quasi certamente non ripetersi mai,
la sostanza, invece è unica e ha precise caratteristiche fisico-chimiche.
mettersi a discutere degli effetti è come cercare
di fissare le figure che il "fumo" disegna
in ogni istante e chiedersi perchè
si è manifestata una data figura.
è più utile discutere della sostanza.

posso usare una merce, una volta che entra nella mia "sfera di influenza"-e farei meglio a capire in che modo entra nella "mia sfera di influenza", piuttosto che perdermi in vanegiamenti sulle sue capacità ammaestrative- come meglio mi aggrada... uno stecchino per le caccole del naso, una forchetta per il brodo, un cellulare come corpo fallico vibrante, un portatile come supporto pubblicitario per realizzare una locandina a "bandiera" oppure un oggetto secondo il suo valore d'uso, cioè secondo la sua attitudine a soddisfare meglio di altri un certo bisogno specifico. Non è l'oggetto di per se che mi impone un certo uso, non mi "parla", a meno che io non sia quel tipo speciale di persona che "sente" le voci. no, sono i rapporti tra le persone, l'organizzazione sociale che mi impone di trattare quel dato oggetto che ha certe caratteristiche intrinseche come una merce, ma come ha potuto l'edonismo consumista indurre una mutazione ... non modificazione... -il primo termine rende meglio il carattere cancerogeno intrinseco al consumismo- antropologica?