venerdì 26 ottobre 2012

"Elettrodomestici"
Marx nei "Grundrisse" ha dato una definizione esemplare di... sviluppo... no, non sviluppo (potrebbe suggerire un'idea di continuo, indefinito progresso),... evoluzione... (no, nemmeno evoluzione, dato che potrebbe suggerire la stessa idea di sviluppo, di "magnifiche sorti e progressive")... modifica delle condizioni storico-sociali. Quest'idea è assolutamente non deterministica. La modifica di questo insieme di condizioni è dato dai rapporti di forza tra gli aggregati che spingono per l'ulteriore sviluppo delle forze produttive e quelle che vogliono mantenere i rapporti di produzione attuali. Il motore della "storia è semplicemente questo e non vi è nulla di meccanico e/o deterministico. All'interno di questo quadro si inseriscono tutte le azioni, individuali e collettive, ognuna con il suo carico di carne, sangue, sogni, speranze, fantasia... e "risultati raggiunti". Se le cose stanno così le forze di progresso, quelle forze che spingono per l'ulteriore avanzamento delle forze produttive hanno già perso. Le forze reazionarie, quelle che si battono per il mantenimento dello status quo hanno fatto breccia nella sfera individuale, nell"'anima" di ogni soggetto che hanno corrotto e reso vile, andando ad amputare la naturale capacità alla socializzazione (capacità, peraltro limitata, dello stare insieme, dell'interrelazione personale) degli individui e, perciò stesso, creando un "uomo nuovo" isolato, psichicamente instabile, psicotico/psicopatico a 48 carati. Ogni possibilità di cambiamento poggia su un aspetto essenziale, vale a dire la capacità dei soggetti di essere soggetti sociali e dunque capaci di entrare in relazione gli uni con gli altri. Il capitalismo, e tutti i suoi apprendisti stregoni sono riusciti a spezzare la capacità di interrelazione e dunque di integrazione degli individui che sono stati frantumati in atomi, in automi funzionali al sistema dato. "chi è dentro il sistema, fa parte del sistema". Questo risultato è stato possibile grazie ad un abnorme crescita dell'IO associata alla capacità del cervello di inventare "realtà" fittizie entro i cui limiti gli individui stessi si costringono, con compiacimento, a vivere. Questa situazione di nascita di una "infinità" di universi paralleli destinati a non incontrarsi mai, impediscono un qualsiasi sblocco del sistema. La situazione di stallo, a questo punto, si tende fino a spezzarsi e a rovesciarsi al di fuori di se solo attraverso un evento fortemente traumatico, il solo capace, a questo punto, di strappare gli individui a quella specie di sonno ipnotico generato dalla realtà che essi stessi "inventano". La guerra, forse davvero "igiene del mondo", consente di "ridurre" drasticamente il numero di realtà individuali inconoscibili e non commensurabili tra loro  attraverso un "meccanismo di condivisione" che si instaura tra carnefice e vittima. Un proiettile, la forza "vitale" di un pezzo di metallo nell'impatto con la carne, manda in frantumi le proiezioni mentali individuali e permette di incontrare una "realtà" aliena fatta di terra, gelo, fame, macerie...

I sistemi, tutti i sistemi, evolvono fino a raggiungere il massimo della complessità "intrinseca" compatibile con il loro funzionamento... poi si bloccano.
Questo è il (un) tempo in cui un dato sistema ha raggiunto il proprio limite intrinseco di complessità ed è entrato in stallo.
Quando ciò accade, deve emergere un "nuovo" sistema che consente di gestire più elevati livelli di complessità. Nell'intervallo tra la caduta del vecchio sistema e l'emergere del nuovo -ammesso che qualcosa di nuovo possa o faccia in tempo ad emergere- l'intera struttura deve necessariamente regredire e trasformasi in un tritacarne.