martedì 28 agosto 2012

Falso Movimento Meccanico.
Non riesco più a dormire. Sogno, mi sembra, di avere un gran sonno, ma appena mi distendo sul letto, le gambe iniziano a tremare. Sarà perchè sembro nervoso... no, anzi, perchè sono nervoso. Allora mi alzo passeggio un po', mi siedo, ma le gambe rimangono tese, come quando, in immobilità assoluta, le sinapsi continuano a riempirsi di acetilcolina. Quanto sarebbe bello avere un po' di massaggio. avrei bisogno di una massaggiatrice gigante che mi accudisse con grandi mani, come cuscini. Ci sono un'infinità di problemi che si accumulano ed io non ho più la forza per risolverli. Non ce la faccio... ed un peso mi opprime, è come avere cinquanta chili -o, forse, cinquecento- sullo stomaco. Il fatto è che il mondo ha iniziato a correre sempre più velocemente, come le mie dita sulla tastiera nel vano tentativo di "tenere il passo" e non è una "sensazione". Sono le cose reali che si sono messe a correre e a sbattere e a cozzare tra di loro e aumenta esponenzialmente il rischio di finire schiacciato. È la formazione di un nuovo "buco nero", quando le cose collassano, implodono all'interno e si "addensano in un punto impedendo persino il passaggio di un semplice, innocuo, meraviglioso raggio di luce. Quando capisci che non c'è possibilità di salvezza quel che hai intorno si disfa e riesci a vedere le cose nella loro sola ed unica prospettiva reale. Perdi la capacità di sognare. "Dei sogni non si dovrebbe mai ridere", e dovrebbe essere importante poterli incrociare continuamente con i fatti reali, misurare la distanza siderale tra i primi e i secondi e rallegrarsi, gioire, per ogni loro infinitesimo avvicinamento, ma questo è possibile solo quando esiste -"la scelta". Anche solo una piccolissima possibilità di immaginare mondi alieni diversi da quello reale. Oggi sono andato in banca e ho dovuto poggiare un dito su un rilevatore di impronte, poi sono andato a comperare due schede telefoniche e sono stato schedato nel vero e proprio senso della parola, il mio documento, una mia foto, è stata scannerizzata ed è entrata definitivamente a far parte di una qualche banca dati telematica dalla quale qualcuno al momento opportuno saprà efficacemente "tirarla fuori", quando sarà necessario eliminare un pericoloso "estremista", costruire un nuovo "falso positivo" o più semplicemente organizzare una campagna pubblicitaria con "target" costruiti a "tavolino". Il dramma è che non c'è altra possibilità, o "acquisto"/"accesso ai servizi" con schedatura o niente. È estremamente facile. Ho portato il mio denaro da qualche parte e ho permesso a qualcuno di beneficiarne; ho acquistato qualche cosa permettendo a qualcuno di fare "commercio" con notevole utilità per se stesso e come risultato sono stato "schedato". Il mondo si è ribaltato. Anzichè avere controllo totale su chi gode dei benefici che io con il mio lavoro garantisco, sono io ad essere controllato. È un percorso obbligato. Non ho scelta, o cosi o "ciccia...". È una realtà incontrovertibile che i miei percorsi spazio-temporali siano "tracciati" e memorizzati, data l'enorme quantità di telecamere e di satelliti che gravano su di me e su ogni cazzo di essere dotato di movimento e che respira. È anche attraverso questo progressivo restringimento di spazi vitali individuali che si restringono le libertà individuali in un movimento progressivo di soffocamento altrimenti noto come "garrota". E che dire di quei solerti dipendenti e funzionari che controllano tutto ciò? Pupazzi inconsapevoli che sprigionano gioia da ogni poro per aver assunto "un ruolo importante", o solo un ruolo che si sostanzia con un sostantivo. Poveri idioti che ritrovi contro e che impediscono, di fatto, loro malgrado, di arrivare anche solo a un tiro di schioppo da quelli che contano realmente e sono realmente responsabili, salvo poi, quando sono stati "spremuti come limoni" ed usati come prostitute per prestazioni sessuali dietro congruo compenso, quando è svanita anche l'illusione di aver tratto un qualche beneficio dall'essere stati nominati "capoposto" confessano o vorrebbero confessare almeno a se stessi o a qualche "prete travestito" che passava di lì per caso in vena di ascolto di fatti più o meno "sconvolgenti": "io non sapevo..., non ero consapevole di essere..., sono pentito di..." . Di loro si potrà solo dire: "Dio perdonali, perchè non sanno ciò che fanno". Sono idioti inconsapevoli integrati nel sistema, un sistema che assomiglia sempre più sinistramente a "matrix" e per i quali si può dire: "se non sono contro il sistema, fanno parte del sistema".  Perchè non commettere, allora, un atroce delitto o un qualche efferato crimine? Non è più necessario il carcere. Il mondo si è già trasformato in una prigione a cielo aperto. Un allevamento di pesci che si immaginano di essere liberi di nuotare per il grande oceano e sono invece, ammassati, inscatolati senza possibilità di fuga o di costruire la propria vita al di fuori di schemi preordinati e controllati. Tutti dello stesso peso, tutti con gli stessi orari per mangiare ed "evacuare", tutti che nuotano nella stessa direzione. I pochi che vorranno fermarsi solo per, innocentemente, riposare o magari per invertire il senso di marcia, saranno sicuramente terminati o sottoposti a I.L.I.F.A.R. terapia. Per essere "schedato", basta mettere in atto un qualche innocuo, usuale comportamento. In futuro, ne sono fermamente convinto, il salumaio chiederà di riempire una qualche dannata scheda, per consentire l'accesso al suo locale o il macellaio pretenderà di misurare la pianta del piede, la circonferenza del cranio, la lunghezza del cazzo, il diametro del buco del culo -in costante e progressivo aumento come le "magnifiche sorti e progressive"-, di conoscere il colore degli occhi, dei capelli e l'altezza dei suoi potenziali avventori, in quanto grandezze necessarie ad un riconoscimento più puntuale e veritiero. Tutto in e per sicurezza. Come se prendere misure "precauzionali" garantisca una vita felice, priva di rischio e senza intoppo alcuno. Le cose si stanno sfaldando ai margini e non c'è neppure una qualche reazione apprezzabile. Il conflitto è stato sterilizzato, disinnescato... anche la minima reazione di sdegno o la benchè minima indignazione. La gente apparentemente sembra sempre la stessa, sembra essere come prima, a parte il fatto che non ride più, al massimo ghigna, gli occhi sono vitrei, sbarrati, a volte nascosti da bei occhiali neri, poi, quando qualche pifferaio magico suona comincia a ballare, come un sol orso ammaestrato, si ammassa, si addensa, fluidifica; le donne mettono in mostra il culo danzante, con buona pace di quelli che dicono che non è un oggetto, le tette, le gambe perfette, senza pelo, completamente glabre, senza "escrescenze", perfin nelle vagine e negli ani che non hanno più alcuna funzione "fisiologico/escretrice", ma solo una funzione puramente decorativa... si potrebbe dire: "una gioia per gli occhi". Oggetti da "appendere" come quadri a tutto tondo, da guardare o manipolare, "sforare" o "mano-mettere" a seconda dei gusti, in una specie di gara "dilatativa" alla ricerca di sempre nuovi records -ignorando che oltre un certo punto si giunge inevitabilmente allo squartamento per "lacerazione"- nei sempre più frequenti momenti di depressione. Si ricoprono di una patina di glassa e assomigliano a bambole, bellissime bambole di gomma, di plastica morbida e lucida. E quando si accoppiano, "scopano", fanno un po' di moto, come quando uno viene acchiappato da una di quelle macchine per la ginnastica passiva. L'altro giorno una di queste "barbies" mi ha dato un bacio inaspettato al sapore di vaniglia adulterata e mi ha sussurrato: "portami via di qua, salvami", non capendo che "qua" è, ormai, ovunque. Io al momento non ho capito, ma doveva trattarsi sicuramente di una richiesta di aiuto, in un momento di melanconia, uno di quelli che sembrano prendere le persone quando la molla che quotidianamente viene ricaricata da "agenti esterni", che permette il falso movimento e tira i muscoli facciali e scopre i denti, si sta per scaricare. In quel momento quando la plastica perde di luce, di smalto, di trucco e si mostra per quello che è. Si irrigidisce e rischia di convertire in manichini esposti nei grandi magazzini. Non c'è possibilità di salvezza ed ogni essere umano o ha già scientemente rinunciato alla sua integrità oppure è uno scemo totale. Non c'è più nemmeno il tentativo di ribellione e la gente sembra dire: "a che pro ribellarsi... tanto... è tutto inutile", come se la cosa non li riguardasse individualmente. Tutto quel che accade accade agli altri ed ognuno è un osservatore esterno, un avido lettore di thriller psicologici, che con rinnovata energia, vuole scoprire chi è l'assassino e chi è stato assassinato, non capendo che quello che sta leggendo è un nuovo tipo di romanzo la cui innovativa caratteristica principale è l'autoreferenzialità. È lui, il lettore, uno e trino, che simultaneamente assume il ruolo di osservatore, vittima e assassino in un angoscioso, lungimirante vortice tra "se" e "stesso"... già, sta leggendo un libro che lo riguarda da molto vicino. La sua vita è già stata scritta e lui la scopre ogni giorno con buona pace per quel che crede essere la sua propria individuale unicità e specificità. Non lo sa, ma è solo una tra milioni di copie tutte uguali dell'ultimo best-seller di -mai espressione fu tanto appropriata- "grido". Ognuno crede di avere una propria strategia individuale, una via di fuga, un piano A e un piano B... e un piano Z. Peccato che non si realizzi mai. Ognuno cerca rifugio in un sogno di ricchezza posticipata, simile alla carota per l'asino. Anche il più povero, il più disgraziato, il più sfigato, il più idiota ha una sua idea per uscire dall'inferno in cui si è venuto a trovare senza capire come e non crede, giustamente, nelle variabili "aggregate". Passa così la sua "piccola, inutile, stupida vita", NON INVECCHIA, POI AD UN CERTO PUNTO SCOMPARE, terminato dalle macchine selezionatrici/mietitrici che ispezionano sacchi di carne marcia inscatolata e compressa alla ricerca di una qualche minima imperfezione. Il mito della giovinezza e della ricchezza sembra sostanziarsi così. Tutti hanno la speranza -una immagine digitale del se digitale-, di essere belli, magri, ricchi, felici nonostante vivano tra flutti di vomito. Chi può tenta la carta della corruzione da entrambi i lati, oppure aspira a una qualche "diseconomia di scala esterna", ed anche -i più sensibili, quelli più scemi, non indenni dai "morsi" della coscienza- se è responsabile di disastri ambientali o causa malattie atroci, si rifugia nell'usuale, benevolo, rassicurante: "LO FACCIO UNA SOLA VOLTA". Chi può costruisce falsi problemi capaci di garantire con probabilità superiori al 99%, facile "arricchimento" Le persone, tutte le persone, sono marce. Non dico questo perchè ormai, in assoluto, tutto è immodificabile, anzi esattamente il contrario. Per me, e solo per me, per il mio tempo, per quel che io posso fare, il terrificante presente che vivo non può più essere in alcun modo modificato. È così che si fa strada la consapevolezza che ha senso solo cercare un posto "caldo e senza memoria".